Anche la musica, ad esempio. Ho sempre avuto il bisogno di far sapere in giro cosa ascoltavo. Come se la fuori avrebbero dovuto sapere quanto cazzo profondo era il burrone appena sotto ‘The Times they are A-Changin” che avevo scovato tutto da solo, da bravo bambino. Ma, come da Title Track, le cose cambiano. Non in male, non in meglio. Cambiano. Dieci anni fa ero ridicolmente nostalgico. Ora non più. Non è un bene, non è un male. Venti anni fa odiavo le rape, ora le amo. Questo è bene. Un pranzo di un matrimonio del sud oggi è una minaccia di morte, quindici anni fa una passeggiata di salute. Questo è male. Non cadrò nel tranello di dirti se è meglio oggi o ieri. Tra quindici anni avrò cinquant’anni. Risentiamoci per allora.
Eppure ci sono determinate cose che difficilmente riesco a modificare o cambiare. Ho negli occhi delle ciocche di nero corvino che vanno a coprire per metà un volto che se guardo il sole e poi chiudo le palpebre riesco comunque a vedere. Prima c’era l’animo di un disgraziato romantico a raccontarne i tratti? Si fotta, il bastardo. Perso nell’iperuranio che mi sfugge. Gli ho promesso tante botte, mazzate, palliatoni a catena. Do you know “palliatoni a catena”? Non ce l’ho con lui. Lo rivedo ogni volta nello specchio. Gli voglio bene. Vorrei che stesse meglio, ecco. Sono mazzate piene d’amore.
Caro volto a metà, solcato da quel sorriso che navigando lungo solchi lunghissimi scavati in terre vastissime, per anni e anni, ha potuto trionfare tra tutti quelli che ho visto. In case disperate, in strade scure e dal pungente odore di alcool, nelle aule più pulite e sporche di potere in pectore, negli edifici che ho visto troppo poveri di rabbia rivoluzionaria. Dove sono stato felice. Dove ho nuotato dolcemente nella disperazione. Ovunque ho trovato qualcosa. A volte erano scarponi, altre perle. Ma qualunque pescatore d’ostriche dell’Oceano Indiano converrebbe su quale è il tesoro più prezioso. Trovato uno del genere, si vende tutto e si sparisce da un giorno all’altro. Si va ovunque, basta che con te ci sia il luccichio della perla. Anche nei tuoi vangeli c’è una storia del genere. E se la dice pure quel tipo hippie che ti piace tanto, possiamo fidarci. Pace e amore sulla terra agli uomini di buona volontà, ai porci alla Bukowski, e al Rock ‘n’ Roll.
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Caro blog, a te ho poche cose da ricordarti. Tu sai. Io so. Lungo le traiettorie lunghissime delle spirali della Via Lattea, a ritmo delle Pulsar più lontane, ci sono dei punti dove ci rincontreremo. Quando sembrerà la fine non lo sarà. E quel quadro, delirio di un Banksy ubriaco, ci vedrà protagonisti. Mi pare di vederlo. È una stazione interstellare, c’è una decappottabile. Io sono lì. E ci sei anche tu. Ci vediamo presto, blog. Secondo i nostri tempi.